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Pisa : Arte, Storia, Cultura, Prodotti Tipici, Dove dormire, Dove mangiare, Cosa fare nella Provincia diPisa.

Comuni

Comune di Pisa

CENNI STORICI

Dai greci all'anno Mille Nella fertile pianura alluvionale aperta tra la breve catena del monte Pisano e il corso dell'Arno sorge Pisa, capoluogo di uno dei territori provinciali più estesi in Italia. Di origine ancora incerta, alcuni studiosi la indicano come insediamento greco fin dal vi1 secolo a.C., in un'area probabilmente già abitata da gruppi di pescatori liguri.
Pur favorita da una posizione di privilegio per il controllo della foce del fiume e la prossimità del mare, fu toccata dall'espansione degli etruschi verso nord nel V secolo a.C., relativamente tardi rispetto a Volterra, già inurbata in epoca villanoviana e insediamento etrusco dei più antichi. Pisa divenne alleata di Roma a partire dalla seconda guerra punica (ii secolo a.C.) e colonia militare con il nome di colonia Julia opsequens sotto Cesare Ottaviano. L'imperatore fece sistemare la vasta area lagunare (sinus pisanus) tra l'insediamento urbano e il mare, costruendo il porto; questo, che all'epoca era ben più prossimo alla città, tra medioevo ed età moderna si spostò decisamente sul mare per il colmarsi progressivo della superficie acquatica e paludosa, occupata ora dalla tenuta di Migliarino San Rossore - Massaciùccoli. Già Rutilio Namaziano, prefetto di Roma nel 413, ci informa che Pisa era provvista di begli edifici. La città, privilegiata in epoca imperiale per lo sbocco marittimo, si sviluppava sulla riva destra dell'Arno lungo l'asse campo dei Miracoli - porta a Lucca, sino aila chiesa di S. Zeno.
Non se ne conosce l'esatta topografia, ma il pregio delle sue costruzioni è parzialmente testimoniato dai resti di un'antica area termale e dai vari reperti archeologici di scultura e di architettura romana conservati al Camposanto monumentale e al Museo nazionale di S. Matteo.
Trascurata durante il regno dei goti, come la maggior parte degli insediamenti costieri, con la dominazione longobarda dell'VIII secolo per Pisa cominciò il ripopolamento e la fortificazione delle strutture marittime, destinate a contrastare gli attacchi dei saraceni e a stringere rapporti commerciali e di dominio con Corsica e Sardegna. Il ruolo di Pisa come potenza militare marittima e scalo commerciale per il Mediterraneo occidentale si rafforzò durante la dominazione carolingia e nel passaggio al governo della dinastia degli Attoni. L'ultima esponente di questa dinastia, Matilde di Canossa, consenti alla città di proclamarsi libero comune nel 1081.

Il basso medioevo: egemonia e declino
Tra l'XI e il XII secolo, ormai potente repubblica marinara, Pisa e il suo territorio godettero del momento di maggiore potenza e floridità economica; la città promulga le Leggi o Consuetudini di mare, riconosciute da papa Gregorio VI1 nel 1075. Alleata con Genova, tra il 1115 e il 1116 liberò la Sardegna dai saraceni ottenendo il controllo delle aree portuali. La partecipazione vittoriosa alla 1° Crociata le fruttò un ingente bottino e le consentì inoltre di fondare in Oriente basi commerciali e solidi punti di riferimento per la navigazione in quella parte del Mediterraneo.
Nel 1165 ebbe l'investitura del feudo della Sardegna, ma in realtà fin dal 1092, cioè quando la città vide la sua diocesi trasformarsi in arcivescovado, aveva esercitato giurisdizione ecclesiastica su Corsica e Sardegna. L'alleanza con i normanni fruttò a Pisa il controllo di un vasto territorio: Federico I Hohenstaufen, detto il Barbarossa, le concesse infatti il dominio da Portovenere a Civitavecchia, dopo le vittorie ottenute dai pisani alle Baleari contro i musulmani (1113-1115). Tuttavia, a un consolidato dominio sul mare, non corrispondeva un'eguale omogeneità di controllo e di amministrazione dell'entroterra.
Con Firenze vi furono guerre secolari per il monopolio di alcuni centri nevralgici come San Miniato, comune ghibellino dove Federico I fece costruire la Rocca nel 1240, in seguito assimilato alla lega guelfa fiorentina nel 1291, o come Pontedera, saccheggiato e incendiato nel 1256 e di nuovo nel 1436 dai fiorentini. D'altra parte anche verso nord il controllo era più o meno stabile per alcuni centri limitrofi come Bièntina, Buti, Casciana Terme, Lari e Chianni, mentre per altri insediamenti, che si erano via via caratterizzati fin dall'epoca longobarda come borghi fortificati e strategici (San Giuliano Terme, Capannoli, Crespina, Palaia e Vecchiano), a lungo durò un contenzioso con la vicina Lucca e tra le opposte fazioni di guelfi e ghibellini. La parte più meridionale dell'attuale territorio pisano, tra l'alta val di Cecina e le Colline Metallifere, era viceversa sottoposta a Volterra, dove il potere comunale rivaleggiava con la forte autorità vescovile. divenuta ereditaria con la famiglia dei Pannocchieschi (1150-1239). Per quanto assai disputata con Pisa, l'egemonia di Volterra su molti insediamenti come per Castelnuovo Val di Cecina acquistato nel 1213 dal conte Alberto III, o per Chianni, strappata al vescovo volterrano nel 1288 ma persa nuovamente nel 1345 -non venne meno neanche quando nel 1361, caduta la signoria dei Belforti, la città dovette arrendersi a Firenze.
La battaglia di Montaperti del 1260 costituisce una pietra miliare nella storia della regione: nello scontro fratricida tra guelfi e ghibellini, questi ultimi ebbero la meglio nella figura di Farinata degli Uberti. pisano. Del lento declino di Pisa è un segnale importante la sconfitta inflitta dalla rivale Genova nella battaglia navale presso l'isolotto della Meloria, il 6 agosto 1284, in seguito alla quale circa diecimila pisani furono condotti nelle prigioni genovesi, e altrettanti caddero sul campo, mettendo in ginocchio l'economia della città.
Il venir meno della supremazia marittima si accompagnò a un inasprimento della contesa tra i poteri cittadini: significativo in tal senso è il celebre episodio del conte Ugolino della Gherardesca, evocato da Dante nella Divina Commedia, in cui il poeta si scaglia con furore contro Pisa. Ugolino della Gherardesca, ghibellino alleato di Giovanni Visconti e signore di feudi nella Maremma, in Sardegna e in Corsica, passò dalla parte guelfa e dopo la sconfitta della Meloria cedette a Lucca e a Firenze alcuni castelli. Anche per questa ragione i suoi avversari, stretti intorno all'arcivescovo Ruggieri della famiglia degli Ubaldini, ordirono nel 1288 contro di lui una congiura che portò all'arresto del conte, lasciato poi morire di fame in una torre, quella dei Gualandi, insieme a due figli e due nipoti. L'arbitrarietà degli schieramenti tra guelfi e ghibellini, mostra chiaramente quanto fosse violenta la lotta per il potere e quanto deboli le istituzioni governative comunali nei momenti di crisi economica e politica.
Il XIV secolo si aprì per Pisa con l'emergere di una potente famiglia che nella persona di Uguccione della Faggiola riuscì, seppur brevemente (1314-16), a detenere la prima signoria della città, conquistando Lucca evincendo nel 1315 la lega dei guelfi toscani nella battaglia di Montecatini; fattosi nel contempo tiranno, venne cacciato nel 1316. Signori di Pisa divennero successivamente i Della Gherardesca, che ne tennero il dominio fino al 1341, anno della morte dell'ultimo esponente, Bonifazio Novello, che resse le sorti della città con molta efficienza e grande fermezza. In seguito, la rivalità tra famiglie e il venir meno della tradizione ghibellina vide succedersi nel governo della città i Gambacorti; uno di questi, Pietro, al potere dal 1369 e ottimo governatore della città, venne ucciso nel 1392 in una congiura capitanata da Jacopo d'Appiano, signore di Piombino, suo cugino.
L'instabilità politica di Pisa trovava riscontro anche in un progressivo assottigliarsi delle sue capacità di controllo sul mare: nel 1327 perdeva infatti il feudo di Sardegna e nel 1399 Gherardo d'Appiano, figlio di Jacopo, vendeva Pisa e i suoi domini ai Visconti di Milano, che nel 1405 si affrettarono a cederla ai fiorentini, in cambio di un notevole quantitativo d'oro. La città cercò di contrastare la vicina Firenze, ma si trovò accerchiata e dovette cedere per fame.
Nel 1406 il commissario della repubblica fiorentina, Pier Capponi, ne prese possesso. Da questa data anche tutto l'entroterra tradizionalmente soggetto a Pisa segui le sorti della signoria fiorentina medicea, che aveva già preso Volterra, invano ribelle nel 1426 e di nuovo nel 1472.

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